Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

Mille occasioni di festa feat. Beyoncé

martedì 7 giugno 2016

#216. buon 7 giugno e soprattutto buon #findingmyvoice day!

E insomma il blogghino esiste ancora, per chi se lo stesse chiedendo.
Ma la vita accade e, siccome ha sempre ragione lei, le oppongo meno resistenza possibile.
Funziona così: in mancanza di tempo libero, bisogna tornare ai fondamentali, a ciò che è davvero importante.
E siccome c'è un po' questa abitudine, ultimamente, di dedicare una giornata a qualsiasi cosa (spesso con gatti gattini e gattacci di mezzo) ho pensato chi sono io per NON inventarmi una giornata mondiale di qualchecosa? 

Avendo da poco ritrovato in soffitta (qui a Berna, eh? Che tenerezza) tutti dico TUTTI i miei diari personali dell'adolescenza, devo dire che oltre a essermi divertita come una matta e avere anche pianto a dirotto mi son ritrovata a pensare, appunto, ai fondamentali.
L'adolescente contiene in sé tutti i possibili adulti che può diventare e scopre la sua strada imprecando, inciampando, ma anche saltellando allegramente.
E quanta gioia ho provato nel rivivere su quelle pagine sgualcite la mia memorabile estate del 1995, e quante emozioni nel rivedere proprio la data di oggi: 7 giugno.
Quindi ho deciso: ogni anno, il 7 giugno, festeggerò il mio personale #findingmyvoice day, perché tutti ce lo dovrebbero avere un giorno così, un giorno in cui tutto si rivela, in cui fai una cosa di cui avevi paurissima, in cui capisci un po' meglio chi sei, in cui si accende una luce e chi vuole spegnertela deve passare sul tuo cadavere.

Se volete, questa giornata può diventare anche la vostra. Oppure scegliete un'altra data, in cui è successo qualcosa di simile anche a voi. Altrimenti, leggete qui che vi racconto bene cos'è successo quel giorno.

Ero una sedicenne profondamente insicura, impacciata e infelice; non valorizzavo il mio aspetto e non mi sentivo minimamente apprezzata dai ragazzi. Tutto questo creava un circolo vizioso di vittimismo, inesperienza e immobilità che non faceva che alimentare la mia purtroppo già evidente tendenza alla depressione.
Sul diario raccontavo prevalentemente dei ragazzi per i quali avevo una cotta, elencando allo sfinimento tutte le nostre sterili occasioni d’incontro ed esaminando ogni battito di ciglia dei malcapitati. In realtà c’era una spiegazione funzionale per tutto questo: avevo pochi amici, una situazione conflittuale in casa e dei pessimi rapporti coi miei compagni di classe che talvolta sfociavano in veri episodi di bullismo, e dunque l’unico momento di svago e di gratificazione era poter anche solo vedere l’oggetto delle mie attenzioni e magari notare uno sguardo rivolto nella mia direzione. Nel diario menziono poco tutte le difficoltà vere dei miei sedici anni, e se non fosse che invece ne ho un vividissimo ricordo dubiterei della loro stessa esistenza.
Ma, appunto, esistevano: e sentivo che non era giusto così, che c’era sicuramente una parte di mia responsabilità ma anche che forse il mondo che mi circondava non era fatto per persone introverse e poco sociali come me.
In questa tensione venivo continuamente tirata ora da una parte ora dall’altra, tra la necessità e il dovere di essere me stessa da un lato e il bisogno di essere accettata, di diventare un animale sociale dall’altro.
A metà della seconda liceo vissi un momento terribile: venni presa di mira da un compagno di classe (“ehi, brutta? guarda che l’unica brutta della classe sei tu”: sarei curiosa di vedere che trentasettenne sei diventato, pezzodimm***. Ma sui social - ahimè - non esisti), le mie amichette del cuore di allora mi voltarono le spalle, la mia amica storica - con cui ero cresciuta - si stava definitivamente allontanando da me. Scrissi parole molto brutte sul mio diario, parole che nessuno vorrebbe mai leggere ma, come ogni volta mi accadrà in momenti rivelatori come questo, seppi far uscire la voce della mia vera me, che reclamava il suo posto nel mondo.
Decisi di circondarmi solo di persone simili a me ma che soprattutto sapessero infondermi autostima, coraggio e determinazione nel voler cambiare le cose. In una parola: che sapessero ISPIRARMI.
Fu una scelta saggia: due di queste nuove amiche mi presero letteralmente per mano, il 7 giugno di ventuno anni fa, e mi dimostrarono coi fatti come funziona una vera amicizia.
Ad accompagnarti là dove più ti tremano le gambe e a dirti: ora tocca a te, ma noi siamo qui. Non faremo le cose al posto tuo, ma ci saremo se avrai bisogno di noi. Tu sei speciale, non devi temere nulla: comunque andrà, noi ti vorremo bene lo stesso.
E così furono loro ad avvicinarsi al ragazzo che allora mi piaceva, ma fui io a parlarci e a metterci la faccia. Fui io a telefonargli per capire che intenzioni avesse, dopo un mese di ambiguo silenzio, ma fu una di loro a tenermi la mano che tremava mentre con l’altra tenevo la cornetta. Fui io a scrivergli una lettera durissima a reclamare chiarimenti e prese di posizione, ma fu in seguito l’altra mia amica a chiamarlo e a difendermi, facendolo sentire piccolo così. E alla fine fu lui a venire a cercarmi - per silurarmi, detto senza troppi giri di parole - ma a chiedermi scusa 300 volte, a evocare fantomatici casini che gli erano capitati, a dirmi che gli ero davvero piaciuta, che avevo un gran caratterino e che in generale avrei potuto avere tutti i ragazzi che volevo (non lui, evidentemente, che mi raccontava di avere la ragazza da poco).
E lì io capii di non aver bisogno di lui, ma di sentirmi dire esattamente quelle cose: ed era un diritto che mi ero conquistata uscendo dalla mia zona di comfort e scoprendo nuovi, inediti lati di me stessa.
Quel 7 giugno accese una luce dentro di me che mai si è spenta, sebbene tante e tante volte offuscata, e ogni anno questa giornata mi ricorda di quanto so essere forte e di quanto, anche, sia una fenomenale e super rompicoglioni drama queen.

Buon 7 giugno a tutti, e ROAR.




1 commento:

  1. Ed allora buon 7 giugno commy! Il ricordo di un evento speciale non ci abbandonerà mai, che sia bello o spiacevole ci segna una tacca nel profondo dell'anima! Auguri x il tuo ricordo inequivocabilmente speciale!

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